Caffè e fumo: una notizia buona e una cattiva

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dietaefitness
view post Posted on 12/3/2011, 12:28




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Quale volete per prima? Quando si tratta di fumo e caffè di solito le notizie non sono mai buone, quindi cominciamo da quella cattiva, dal momento che siamo già abituati a riceverne: il fumo, anche passivo, è legato a un più alto rischio si sviluppare il diabete di tipo 2.

Lo hanno scoperto i ricercatori del Brigham and Women’s hospital di Boston in uno studio, di cui riporta la notizia l’agenzia Reuters, svolto su 100.000 donne monitorate attraverso questionari dal 1982 ad oggi. Nei 24 anni di follow up circa una donna su 18 ha ricevuto una diagnosi di diabete di tipo 2.

Il gruppo guidato dall’epidemiologo John Forman ha riscontrato che le donne che fumavano più di due pacchetti al giorno avevano il rischio più alto di sviluppare la malattia, ma molto elevato era anche il rischio per quelle che pur non fumando erano sottoposte al fumo passivo. Anzi, le categorie che hanno mostrato di avere il più alto tasso di rischio sono state le ex-fumatrici e le donne esposte al fumo di seconda mano: in questi due gruppi 39 donne su 10.000 hanno contratto il diabete di tipo 2.

Il diabete di tipo 2, una malattia che interferisce con il corretto metabolismo dello zucchero nell’organismo, si sviluppa in genere in età adulta e la sua insorgenza e il suo decorso sono notoriamente influenzati dallo stile di vita: peso, dieta, esercizio fisico. Anche il fumo a quanto pare ha un ruolo non secondario. Il perché non è ancora chiaro, ma è possibile che l’azione infiammatoria sia la chiave dell’associazione.

Non c’è ragione per credere che i risultati emersi nello studio sulle donne, tutte infermiere, pubblicato sulla rivista Diabetes Care, non siano validi anche per gli uomini.

E ora passiamo alla buona notizia questa volta sul consumo di caffè. Una ricerca del prestigioso Karolinska Institutet di Stoccolma, e pubblicata sulla rivista Stroke: Journal of the American Heart Association, è giunta alla conclusione che chi consuma più di una tazza di caffè al giorno presenta un rischio fino al 25 per cento più basso di ictus rispetto a chi ne consuma una quantità inferiore.

Lo studio è stato svolto anche questa volta sulle donne, in questo caso quasi 35.000 tra i 49 e gli 83 anni, seguite per 10 anni circa. Nel corso degli anni tra le donne coinvolte nello studio si sono verificati 1.680 ictus, 1.310 ischemie 154 emorragie cerebrali e circa 200 altri “eventi” neurologici.

I dati su cui Susanna Larsson, della divisione di epidemiologia nutrizionale, autrice principale, e i suoi colleghi basano le loro ipotesi provengono da uno studio epidemiologico il cui scopo principale era di verificare l’associazione tra dieta, stile di vita e insorgenza del cancro al seno. Analizzando le risposte delle partecipanti a un questionario sulle loro abitudini alimentari, compilato nel 1997, anno in cui nessuna delle donne presentava problemi cardiovascolari, i ricercatori hanno trovato un’associazione tra il consumo di caffè e una certa protezione dal rischio di ictus e infarto cerebrale.

Il dato più rilevante è il seguente: i gruppi che dichiaravano di consumare una o due tazze di caffè al giorno, tre o quattro tazze oppure cinque o più tazze mostravano benefici simili in termini di protezione, rispetto alle donne che dichiaravano un consumo limitato a meno di una tazza al giorno. L’effetto del caffè si è anche dimostrato indipendente dalla presenza di altri fattori come il fumo, l’indice di massa corporea, la presenza di diabete, ipertensione o il consumo di alcol.

I ricercatori ci tengono a precisare che nel questionario non veniva chiesto di specificare che il caffè fosse o meno decaffeinato, ma aggiungono che il consumo di decaffeinato è piuttosto basso in Svezia. Un limite della ricerca, però, può comunque esserci, e consiste nel fatto che la storia medica delle pazienti e le informazioni sul consumo di caffè si basano su un questionario autosomministrato, che potrebbe quindi contenere errori di misurazione e valutazione o nascondere la presenza di “un fattore confondente associato al basso consumo di caffè”, avverte Larsson. In pratica potrebbe essere qualche altro motivo, che però non emerge, per la maggiore incidenza dell’ictus nelle donne meno ghiotte di caffeina.

Prima di precipitarvi alla macchinetta, o al bar, quindi, sappiate che gli scienziati ritengono necessari ulteriori approfondimenti, ma Larsson conclude, abbastanza fiduciosa: “Esistono sempre più prove che indicano che un moderato consumo di caffè possa far diminuire il rischio di alcune malattie come il diabete, il tumore del fegato e, forse l’ictus“.

* marta.buonadonna by//blog.panorama.it
 
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